Clamori (natalizi, ma anche no)

Il Natale del 1982 è stato il primo in cui ho avvertito un senso di profonda estraneità: dal rito, dalle parole, da quell’atmosfera amniotica, dalle espressioni che accendevano i volti.

Ricordo che mi isolai in camera, la sera della vigilia. Accesi la radio e sintonizzai una stazione locale che ascoltavo spesso. A quell’ora tremolante in cui l’attesa di non-sapevo-bene-cosa conferiva all’aria una strana consistenza, andava in onda un programma di dediche e richieste, rigorosamente in diretta. Il tema dominante era, va da sé, quello natalizio, ragion per cui una dopo l’altra si succedevano canzoni prevedibili, più o meno melense, che alle mie orecchie suonavano puntualmente orribili. Però continuavo ad ascoltare: forse perché avevo bisogno di qualcosa che mi tenesse in connessione col mondo proprio mentre avvertivo forte la necessità di tenerlo fuori, di tenermene fuori. Lasciavo che le voci degli speaker mi consolassero, mi accucciavo nella loro disponibilità accogliente, in quel loro tiepido sciorinare banalità.

Ma porca miseria se erano orribili, quelle canzoni.

Così mi decisi a telefonare. Nessuna dedica, solo una richiesta: sentii il bisogno di partecipare a quel flusso di banalità appiccicose e confortevoli. E di farlo a modo mio, pretendendo una canzone che riscattasse quel momento, in un modo o nell’altro. Di fronte alla sicumera dei miei tredici anni, il tipo dall’altra parte dell’apparecchio sembrava perplesso:

SPEKAER: Vuoi proprio questa canzone?
IO: Sì, perché?
SPEAKER: Boh, non ti sembra un po’… cupa?
IO: No, non mi pare.

Una ventina di minuti più tardi la stazione radio locale mandò in onda Clamori di Franco Battiato, facendomi sentire non certo meno solo, però forse un po’ più in grado di padroneggiare quella contorta solitudine.

Da allora non esiste canzone che mi ricordi con altrettanta forza il Natale, che me ne restituisca il senso, in qualche strano modo. Con tutto ciò che questo significa.

Auguri.

12 commenti

  1. come cazzo hai fatto a telefonare??? : ))) all’epoca c’era la cornettona e il telefono “costava un casino” (o almeno così sosteneva il babbo). per risparmiare avevamo il “duplex”, ovvero in pratica esisteva una linea sola per 2 telefoni e se chiamavamo noi, l’altra famiglia del pianerottolo non aveva il segnale (e vice versa). a casa mia la cornettona stava in bella vista nell’ingresso dell’appartamento, ovvero, in barba al nome, non c’era modo per “appartarsi”… se avessi provato a telefonare ad una radio per richiedere una canzone, con o senza dedica, i miei mi avrebbero beccato per forza e poi spezzato le braccine : )))
    “Clamori” – rievoco a braccio ancora prima di cliccare il video, che non sapevo esistesse – è quella di “nuclei pulsari, neutroni quasari”, nevvero? : )

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    • Esatto.
      Io invece telefonavo ogni tanto alle radio “locali”, come si chiamavano allora. Con due o tre scatti me la cavavo.
      Ricordo persino che feci quasi amicizia con una speaker, le chiedevo Ultravox e Depeche Mode, lei mi confessò che non ne poteva più di passare cazzatelle pop. Aveva una voce bellissima, ovviamente. Non l’ho mai incontrata.

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