Ho deciso di farlo. Ogni volta che mi sveglierò con una canzone piantata in testa (mi capita spesso) ne farò un post. Perché non c’è mai un motivo preciso, non sembra esserci, ma qualcosa c’è, ci deve essere, in quell’apparente mancanza di motivi.
Congregation è spesso indicato come il secondo album più bello degli Afghan Whigs di Mr. Greg Dulli. Il primo è, ça va sans dire, Gentleman, uscito l’anno successivo (nel 1993). Disco enorme quest’ultimo, per carità, infatti ragionevolmente concordo con chi lo pone sul gradino più alto del podio. Ma se devo tornare a fare i conti col quartetto di Cincinnati (e ogni tanto ne sento il bisogno) è proprio il mio vecchio cd di Congregation che vado a spolverare.
Perché? Ci sono motivi, diciamo così, obliqui, più tangenti che profondi, ma che in ogni caso non mi lasciano scampo. Accidenti biografici che hanno saldato il rovello umorale e turbinoso di queste canzoni a sensazioni che sono lì, dopo tutti questi anni, a tendermi agguati. Nella scaletta di Congregation ci sono almeno quattro canzoni capaci ogni volta di mettermi all’angolo e puntarmi una lama – metaforica ma non troppo, scabra e rugginosa come la voce del buon Dulli – alla gola: l’assalto a lama sguainata di Conjure Me, l’errebì nevrastenico di Turn On The Water, il blues vampiresco di Tonight.
Poi c’è Let Me Lie to You, col suo sordido tumulto emotivo a spiraleggiare attorno alle idee di tradimento e menzogna, quasi fossero soluzioni amniotiche in cui ci troviamo inevitabilmente galleggiare, mi ammalia e m’inquieta come poche altre, intendo come poche altre canzoni abbia mai udito. Ogni tanto le piace tornare a trovarmi, le piace sorprendermi nel torpore formicolante del risveglio. Mi obbliga a canticchiarla quando ancora la testa pesa sul cuscino, mentre tento di preparare un caffè dignitoso e un panino decente per la colazione dei miei figli. Me la porto in ufficio, in mezzo a una folla di pensieri squadrati e logori, come un intruso con lo sguardo accusatore. E non mi resta che lasciarla fare, permetterle di abitarmi e accompagnarmi, finché le va.
Come stamattina.
Wake up! and listen to thee…
Someone must have told you.
Someone must control you before you can get free
Stefano… meno male che lo hai deciso … certi risvegli così fan bene alla comunità credimi. 😊
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Ah ah, addirittura 😁
Grazie!
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[…] Per non dire di quella 88 che ti fa pensare all’anello mancante tra Rapture, Interpol e Afghan Whigs. Il tutto come se fosse la cosa più semplice del mondo. Si chiamano Mauve, sono due chitarristi e […]
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