Certi imprevisti: Morphine

Non so dire come funziona, se funziona. Insomma, pare proprio che funzioni. C’è questa storia della psicometria, sapete, per cui tutto sembra prevedibile, pronosticabile. Ti ritagliano addosso un profilo in poche mosse, e le mosse sono tue. Sanno per cosa voteresti, cosa mangeresti, dove andresti in vacanza a fingere di diluire le tossine della quotidianità. Sanno per cosa ti ammaleresti, forse persino di cosa sei già malato.

Già. E, ovviamente, tutto questo funziona anche meglio sui grandi numeri. Modelli di mercato che definiscono i prodotti rispetto al successo che otterranno. Mica è garantito che poi lo ottengano, il successo. Ma ci vanno sempre più vicino.

Ora, tutto questo discorso vola alto, molto più in alto del senso – del motivo – di questo post. Che è semplice: capita che si facciano cose per la voglia, il gusto di farle. Perché non puoi stare lì a non farle. Non pensi a quanto poi piaceranno, interesseranno. Lo fai, e basta. Ma a volte capita che piacciano assai, che smuovano interesse ed emozione, molto ma molto più di quanto non ti saresti mai aspettato. Allora ti resta quella sensazione strana, di nervo scoperto toccato senza una consapevolezza piena ma, in qualche modo, intuita. Arrivi a pensare che non poteva andare diversamente.

Ecco: un mese fa, più o meno, è uscito su Sentireascoltare questo pezzo (metto il link sotto) sui Morphine. E, inaspettatamente, è piaciuto molto. Moltissimo. Uno si dice: vabbè, chi vuoi che li conosca, i Morphine? Chi vuoi che se li ricordi? E invece. Se li ricordano in tanti. Se li ricordano eccome. Come una ferita che non smette di chiudersi e riaprirsi.

Ogni tanto ci ripenso e mi dico: doveva andare così. Poi mi dico anche: che band formidabile, ragazzi. Che band.

http://sentireascoltare.com/artisti/morphine/

4 commenti

  1. Un anno e mezzo fa, all’epoca della lavorazione della grafica di “Freestanding”, ultima uscita dei Pugaciov sulla Luna, avevo spazio per un ringraziamento speciale. Pensai a Strummer. A Mould. Persino a Chris Squire. Poi dall’angolo più malato e creativo della mente è arrivato il nome, irreversibile e perentorio. Mark Sandman.

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  2. ah, beh, come immaginavo il bell’articolo sui Pixies non era un caso isolato… dunque arieccomi a dire la mia, che non te ne fregherà molto (eh eh), ma già sento per te un amore (fraterno): trovo che sottovaluti “Good”, che meriterebbe almeno un 8.5 (non vale meno di un “Doolittle”) e che a mio *insindacabile* giudizio sta un pelo sia sopra a “Yes” che a “Cure for Pain”. unico appunto semiserio (sennò il commento è inutile), nell’introduzione quando ti soffermi sui Treat Her Right almeno una citazione dei Violent Femmes come padri spirituali era doverosa… : ))

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    • Sui voti e sulle gerarchie accetto da sempre qualsiasi appunto, mi sta benissimo che reputi Good da 8.5 e persino superiore a Cure for pain. È il bello del voler bene al rock, di viverlo, le variabili sono tantissime, oggettività e soggettività intrecciano una trama impossibile da districare. Quanto ai Treat Her Right, sì, i VF ci potevano stare, anche se la band di Gano ha una matrice più country folk e i Treat sono nettamente più blues. Ma li unisce un rivangare e portare allo scoperto il lato terrigno della faccenda, su questo hai indubbiamente ragione. Ciao!

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